Come altre piante, l'olivo è governato da un ciclo di sviluppo legato alle stagioni dell'anno. Così, dopo aver trascorso l'inverno in un profondo stato di letargia, è in primavera, estate e autunno che subisce il maggior numero di stadi. Ognuno di questi dipenderà da come si sono evoluti i boccioli.
Introduzione:
Benvenuti nel mondo affascinante della coltivazione delle olive, dove il rispetto per la natura e l’innovazione si fondono per creare frutti di alta qualità. In questo articolo, esploreremo il ciclo annuale della coltivazione delle olive, evidenziando le pratiche agricole sostenibili che contribuiscono alla produzione di olio d’oliva di prima qualità, in conformità con il disciplinare dell’agricoltura biologica.
La "consociazione" nel nostro uliveto: le nostre galline lasciate libere in un sesto d'impianto dell'uliveto, diserbano e concimano, riducendo costi ed impatto ambientale ed aumentando la produttività complessiva.
Il ciclo stagionale dell’uliveto
La coltivazione delle olive è un’arte antica che si rinnova ogni anno attraverso un ciclo stagionale di attività specifiche. Ogni stagione porta con sé sfide e opportunità uniche, che richiedono una combinazione di conoscenze tradizionali e pratiche innovative per garantire una produzione sostenibile e di alta qualità.
Da tempo come Azienda agricola che ha abbracciato i principi che stanno alla base dell‘”economia circolare” e “rigenerativa”, promuoviamo tecniche che avvantaggiano la salute del terreno, la resilienza delle piante e che richiedono un bilanciamento con le pratiche tradizionali così da mantenere naturalmente la vitalità degli uliveti e produrre un olio extra vergine d’oliva di altissima qualità.
Non è un caso che gli sforzi profusi in campo siano poi certificati da un ente terzo che controlla l’aderenza delle nostre attività agricole con il disciplinare di agricoltura biologica. Inoltre, nella gestione agronomica del nostro uliveto non disdegniamo neanche di massimizzare l’uso delle risorse attraverso la consociazione delle pratiche agricole.
La Sostenibilità delle Pratiche negli Uliveti
La coltivazione dell’olivo ha radici antichissime, risalenti a millenni fa, quando gli olivi venivano consociati con seminativi e pascoli. Questa pratica di consociazione, che consente di ottenere più alimenti e materiali dallo stesso terreno, era particolarmente vantaggiosa per gli agricoltori, principalmente orientati all’autosufficienza. Per secoli, questa modalità di coltivazione è stata predominante, fino a diventare meno comune nel secolo scorso.
Secondo Morettini, tra il 1936 e il 1938, l’olivicoltura promiscua copriva 1.351.500 ettari, mentre quella specializzata si estendeva su 821.000 ettari (Fonte: Alessandro Moretti, “Olivicoltura”, Ramo Editoriale degli Agricoltori, 1950). Questa tradizione di consociazione non solo massimizzava l’uso delle risorse, ma contribuiva anche alla sostenibilità dell’agricoltura, favorendo la biodiversità e migliorando la resilienza degli ecosistemi agricoli.
Come Azienda agricola volendo essere più che mai sostenibili ed aderendo ad uno stile di produzione “olistico” anche noi, sui nostri 5 ettari di uliveto, abbiamo cominciato ad applicare queste pratiche storiche ricombinandole con esigenze moderne di produzione.
Ecco che su un “sesto d’impianto” (Il sesto d’impianto significa che le piante sono collocate in filari paralleli. Nel nostro caso sono distanti tra loro 7 metri ed occupano idealmente i vertici di un quadrato), abbiamo cominciato a far pascolare i nostri volatili (galline e polli). Si dà il caso infatti, che i volatili possono contribuire alla lotta contro alcuni parassiti, come oziorrinco, mosca. Inoltre, sempre polli o altri volatili, concimano l’oliveto, in modo naturale. La pollina infatti, è un concime organico ottenuto dal riciclaggio per trattamento industriale delle deiezioni degli allevamenti avicoli. Per le sue caratteristiche chimiche, funzionalmente si colloca in una posizione intermedia fra i fertilizzanti organici e i concimi chimici.
Cos’è l’agricoltura biologica
L’agricoltura biologica è quel tipo di agricoltura che segue pratiche concepite per ridurre al minimo l’impatto umano sull’ambiente, garantendo al contempo il funzionamento più naturale possibile del sistema agricolo.
Si tratta di un modo di produrre alimenti più rispettoso dell’ambiente che utilizza metodi il più possibile sostenibili.
Obiettivi dell’agricoltura biologica
Aderire ai disciplinare biologici, dunque, incoraggia a:
- usare l’energia e le risorse naturali in modo responsabile
- conservare la biodiversità
- conservare gli equilibri ecologici regionali
- migliorare la fertilità del suolo
- mantenere la qualità delle acque.
I regolamenti dell’Unione europea sull’agricoltura biologica sono concepiti per fornire una struttura chiara per la produzione di prodotti biologici in tutta l’UE. L’intento è soddisfare la domanda di prodotti biologici affidabili da parte dei consumatori, creando al contempo un mercato equo per i produttori, i distributori e i rivenditori (Chi è interessato ad ottenere maggiori informazioni sull’argomento può cliccare direttamente qui)
UN OLIO EXTRA VERGINE SOSTENIBILE, CONSERVATO IN UN INVOLUCRO ECO-FRIENDLY
“82 La Pacchiana”, l’olio extra vergine Bio Monocultivar Carolea
Primavera:
Con l’arrivo della primavera, gli agricoltori iniziano a prepararsi per il nuovo ciclo di crescita delle olive.
L’arrivo della primavera porta un graduale aumento delle temperature e un maggior numero di ore di luce diurna. Questo innesca l’inizio del processo di germogliazione nell’albero. Un ritorno alla vita, ora che l’inverno è stato superato.
In questa fase diventa essenziale procedere con l’operazione di potatura.
Se eseguita con precisione, rispettando i principi della potatura biologica, la potatura dell’albero di olivo promuove una migliore aerazione e una maggiore penetrazione della luce solare.
La potatura
La potatura dell’olivo è la fase più importante di tutta l’annata olivicola. Gli scopi di tale operazione sono: migliorare la circolazione dell’aria e la penetrazione dei raggi solari, facilitare le operazioni di trattamento e raccolta, creare le condizioni tali da impedire le fitopatologie e mantenere un rapporto ottimale tra parte vegetativa e parte produttiva.
L’epoca di potatura dell’Olivo più opportuna è tra la fine dell’inverno e inizio primavera (Marzo-Maggio) prima che avvenga l’emissione delle mignole, strutture a grappolo che portano le infiorescenze dell’olivo. Sono da eseguire prima solo se la potatura comporta un’eccessiva caduta di rami sulle infiorescenze. A volte si pota l’olivo dopo la raccolta oppure in inverno inoltrato, come avviene in quasi tutte le piante da frutto. Questo però non è da considerarsi corretto in quanto la potatura stimola l’emissione di una nuova vegetazione e potrebbe, se effettuata troppo presto, subire delle conseguenze in caso di freddi tardivi. Pertanto in base alla collocazione geografica e climatica è opportuno scegliere il periodo più opportuno.
Estate:
Durante i mesi estivi, le olive entrano nella fase di crescita attiva, richiedendo un’attenzione particolare alla gestione dell’acqua e dei nutrienti.
A influire sul calcolo del fabbisogno irriguo sono diversi fattori climatici, quali: temperature, consistenza e distribuzione delle piogge, e caratteristiche della pianta. Il periodo più critico va dalla piena fioritura alla raccolta.
Lato nutrimenti, invece, le pratiche di difesa fitosanitaria prevedono l’impiego di prodotti autorizzati in agricoltura biologica, riducendo al minimo l’uso di pesticidi sintetici.
In linea generale al centro-nord l’irrigazione è necessaria nei mesi di luglio e agosto (ma a seconda dell’andamento climatico, non tutti gli anni), mentre al sud è necessario ampliare il periodo irriguo da metà maggio a metà ottobre.
L’irrigazione
A influire sul calcolo del fabbisogno irriguo sono diversi fattori climatici, quali: temperature, consistenza e distribuzione delle piogge, e caratteristiche della pianta. Il periodo più critico va dalla piena fioritura alla raccolta. In linea generale al centro-nord l’irrigazione è necessaria nei mesi di luglio e agosto (ma a seconda dell’andamento climatico, non tutti gli anni), mentre al sud è necessario ampliare il periodo irriguo da metà maggio a metà ottobre.
In regime di agricoltura biologica qualunque sia la fonte di approvvigionamento idrica (pozzo aziendale o irrigazione consortile), è fondamentale effettuare sempre un’analisi delle acque e verificare prima dell’utilizzo possibili fonti di inquinamento sia a monte sia a valle del punto di captazione. Ciò permetterà di evitare la presenza accidentale di principi attivi non ammessi nel suolo e nelle piante.
Un aspetto molto interessante è che non è necessario fornire alla pianta tutto il fabbisogno di acqua di cui avrebbe bisogno, ma è possibile somministrare quantitativi percentuali inferiori (30-50% a seconda delle condizioni pedo-climatiche) senza effetti negativi sulle produzioni, sia dal punto di vista quantitativo, sia da quello qualitativo.
Nel nostro areale olivicolo, infatti, non abbiamo un impianto di irrigazione, ma nelle ultime due annate particolarmente siccitose, viste le scarse precipitazioni autunnali e invernali che sono risultate insufficienti a ripristinare le riserve idriche nel suolo, abbiamo sperimentato la possibilità di erogare anche bassi volumi di acqua. Ecco che in assenza di impianto di irrigazione abbiamo effettuato alcuni interventi di soccorso (3-4 durante il periodo di sviluppo del frutto) mediante distribuzione di acqua con carro-botte in prossimità dell’albero.
La somministrazione in deficit idrico, ha prodotto risultati molto interessanti sia dal punto di vista produttivo (+15-30%) e sulle produzioni ad albero (+20-35%) rispetto ad olivi in asciutto, sia del risparmio di acqua (circa il 50% di acqua in meno rispetto al fabbisogno totale dell’albero). Inoltre, così facendo le analisi organolettiche e chimiche eseguite sui campioni di olio extra vergine prodotto hanno dimostrato che non abbiamo determinato una riduzione nella concentrazione dei composti fenolici che presiedono alla conservabilità e hanno importante ruolo nell’aspetto salutistico dell’olio extra vergine di oliva.
Gli effluenti di allevamento biologici posso essere di diversa natura, quali: fertilizzante organico extraziendale, letame essiccato aziendale, pollina essiccata aziendale, effluenti di allevamento compostati, effluenti di allevamento liquidi, miscela di materiali vegetali compostata o fermentata.
La fertilizzazione
Per la quantità totale degli effluenti di allevamento, quali fertilizzante organico extraziendale, letame essiccato aziendale, pollina essiccata aziendale, effluenti di allevamento compostati, effluenti di allevamento liquidi, miscela di materiali vegetali compostata o fermentata, tutti provenienti da agricoltura biologica e provvisti di adeguate certificazioni, è obbligatorio, cosi come per i concimi organici azotati, il rispetto del quantitativo massimo utilizzabile di 170 kg di azoto per anno a ettaro di superficie agricola.
Per determinare il quantitativo di nutrienti da somministrare all’albero, si devono conoscere le “asportazioni”. A titolo di esempio, una produzione di olive di 5 tonnellate ad ettaro asporta circa 30-40 kg di azoto, 5-10 kg di fosforo e 30-45 kg di potassio. Tali quantitativi rappresentano sicuramente una asportazione e quindi devono essere reintegrati con la concimazione.
Un ragionamento differente va fatto invece per i residui di potatura. Se si rimuovono 10- 20 kg di ramaglia con la potatura si possono considerare circa 30-40 kg di azoto, 2-6 kg di fosforo e 30-45 kg di potassio a pianta. Se i residui di potatura vengono asportati dall’oliveto i quantitativi di nutrienti appena riportati devono essere reintegrati; se invece il materiale di potatura viene trinciato in loco, il bilancio asportazioni-integrazioni rimane invariato e non sono necessari input esterni.
Le nostre pratiche Biologiche e “circolari”
Vuoi perché la nostra coltivazione e produzione sono certificate Bio e perché il nostro olio extra vergine di oliva aderisce come prodotto al Presidio Slow Food “Olivi secolari”, siamo tenuti a lasciare in campo gli scarti di potatura e a trinciare la ramaglia per incrementare il contenuto di sostanza organica del suolo (Questo intervento in campo lo eseguiamo insieme al primo taglio dell’erba per bilanciare il rapporto Carbonio /Azoto della biomassa. Un rapporto equilibrato infatti, favorisce una decomposizione ottimale e un rilascio graduale di nutrienti).
Inoltre, anche la sansa del nostro frantoio rappresenta per noi una risorsa, una fonte di sostanza organica che viene impiegata nell’oliveto. Con i calcoli eseguiti dal nostro agronomo, infatti, ne distribuiamo le giuste quantità, localmente in filari alterni verificando di non apportarne una quantità superiore a quella prodotta dall’oliveto stesso, e comunque inferiore ai limiti di legge.
IMPATTO POSITIVO SULL'AMBIENTE, SULLA SOCIETA' E SULL'ECONOMIA
Olio extra vergine Bio “82 La Pacchiana”, nato dall’economia rigenerativa per preservare il Pianeta e restituire “Bontà”.
Autunno:
L’autunno segna l’inizio della maturazione e quindi della raccolta delle olive, un momento cruciale per gli agricoltori biologici. La raccolta manuale delle olive avviene secondo il disciplinare biologico, evitando l’uso di mezzi meccanici che potrebbero danneggiare il frutto.
Durante l’ultima fase della maturazione il volume e il peso del frutto tendono a ridursi per la perdita progressiva di acqua, mentre l’olio, una volta raggiunto un determinato livello, rimane sempre costante.
La maturazione del frutto
La maturazione delle olive è un processo lento e graduale. Solitamente, si può considerare concluso nel momento in cui la polpa del frutto si è intenerita e l’olio in essa contenuto ha raggiunto il valore massimo, anche se la colorazione nero violacea interessa solo parte della polpa. Questo stadio si raggiunge nel periodo autunnale compreso tra gli ultimi giorni di ottobre e i primi di dicembre.
La maturazione ottimale però varia in base alla cultivar e dipende oltre che dai valori intrinseci (dalla “ritensione” ovvero, dalla forza che serve per staccare il frutto dai rami e dalla “invaiatura” ovvero, dalla colorazione nel passaggio dal verde intenso al nero violaceo) anche da diversi fattori estrinseci tra i quali la destinazione del prodotto, la commercializzazione, il livello di meccanizzazione aziendale e la suscettibilità ad attacchi di mosca.
Tuteliamo e salvaguardiamo la qualità del prodotto durante la raccolta, poiché ci teniamo a produrre un olio extra vergine di qualità.
La raccolta
Al momento della raccolta, evitiamo infatti, metodi traumatici che potrebbero portare a danni considerevoli sia alla qualità della drupa sia alla pianta e poniamo le olive raccolte in contenitori di plastica rigidi e fessurati (cassette in plastica con relativa autorizzazione all’utilizzo per lo stoccaggio di prodotto alimentare), disponendo le olive in volumi tali da assicurare una ottimale aereazione e il minor rischio possibile di compattamento.
Non superiamo mai il periodo di 24 ore tra la raccolta e la trasformazione presso il nostro frantoio, operazione questa che ci avvantaggia, poiché evitiamo tempi morti ed abbattiamo i tempi di lavorazione dato che il nostro opificio dista solo 2 km dal punto più distante dell’uliveto.
Infine, successivamente alla fase di raccolta programmiamo in maniera attenta e scrupolosa il trasporto delle olive con mezzi agricoli adottando tutte le accortezze in termini di pulizia dei mezzi utilizzati, così come negli spazi delle strutture adibite alla conservazione della materia prima biologica azzeriamo i rischi di contatto con eventuali sostanze o prodotti non autorizzate.
I metodi di raccolta
Nella nostra Azienda agricola si pratica ancora la “Brucatura” mista. La raccolta manuale delle olive, direttamente dalla pianta viene infatti eseguita sia con l’ausilio di lunghi bastoni di legno che con “agevolatori” elettrici, che “pettinano” la pianta. Normalmente, in questo sistema misto manuale /meccanico, mentre gli uomini battono con le verghe e/o pettinano con gli scuotitori meccanici i rami dell’ulivo, per fara cadere le olive sulle reti disposte a coprire l’intera area che circonda gli alberi, le donne le raccolgono raggruppandole in apposite cassette forate. Questo metodo, indubbiamente delicato, preserva al meglio l’integrità del frutto, e ciò ne permette una conservazione migliore e di maggiore durata.
Infine, successivamente alla fase di raccolta programmiamo in maniera attenta e scrupolosa il trasporto delle olive con mezzi agricoli adottando tutte le accortezze in termini di pulizia dei mezzi utilizzati, così come negli spazi delle strutture adibite alla conservazione della materia prima biologica azzeriamo i rischi di contatto con eventuali sostanze o prodotti non autorizzate.
Nel corso del tempo sono evolute le tecniche di bacchiatura, mediante le quali le olive vengono fatte cadere dall'albero, ed i metodi tradizionali stanno per essere sostituiti dalla raccolta mediante l'utilizzo di abbacchiatori e scuotitori meccanici
Inverno:
L’olivo è un sempreverde ed è fondamentale gestire con molta attenzione il suo equilibrio nel periodo più freddo dell’anno, aiutarlo a riequilibrarsi dopo una stagione produttiva molto difficile e veramente stressante. Avere le foglie attaccate ai rami e ancora funzionanti lo espone in modo particolare ai freddi intensi e a eventuali oscillazioni repentine di temperatura, cosa possiamo fare con la gestione agronomica per limitare eventuali danni?
Durante i mesi invernali, gli agricoltori si dedicano alla manutenzione degli alberi e alla preparazione del terreno per il nuovo ciclo vegetativo.
Il cotico erboso protegge il terreno dall’erosione, consente di mantenere o incrementare il livello di sostanza organica, aumenta la biodiversità, favorisce l’instaurarsi di un favorevole equilibrio tra gli insetti nocivi e i loro naturali nemici, che nel prato trovano rifugio e alimentazione
La gestione del suolo: L’inerbimento
Le operazioni agronomiche invernali devono sempre tener conto dello stato della pianta di ulivo e delle particolari condizioni meteorologiche del periodo, garantendo così un approccio su misura e rispettoso del ciclo di vita della pianta.
Nel rispetto del disciplinare biologico noi pratichiamo soltanto una concimazione organica per fornire al terreno i nutrienti necessari per sostenere la crescita sana e vigorosa degli alberi. Inoltre, adottiamo pratiche di copertura del suolo con materiale organico per proteggere il terreno dall’erosione e favorire la biodiversità.
In un contesto di sostenibilità ambientale ed in accordo con la strategia Farm to Fork della Commissione Europea, emerge la necessità di ridurre, se non di eliminare, la concimazione minerale favorendo la transizione verso quella organica. In questo modo si riduce l’impatto ambientale in quanto si riducono le emissioni (dirette ed indirette) di gas climalteranti associate all’uso di concimi minerali e si promuove il miglioramento del tenore di carbonio nel suolo.
In questo senso, l’impiego di sostanza organica nella concimazione rappresenta uno strumento di mitigazione dei cambiamenti climatici. Nello stesso tempo, è anche uno strumento di adattamento grazie all’effetto positivo su alcuni parametri del suolo che migliorano la risposta della pianta ad alcune criticità ambientali.
Conclusioni:
Continuiamo a esplorare nuovi modi per coltivare e valorizzare questo straordinario frutto, per un futuro più verde e sano per tutti. Il ciclo annuale della coltivazione delle olive rappresenta per la nostra Azienda agricola un’opportunità unica di dimostrare il nostro impegno per la sostenibilità e la qualità. Seguendo il disciplinare dell’agricoltura biologica, infatti, è possibile produrre oli d’oliva di alta qualità, rispettando l’ambiente e garantendo la salute dei consumatori.
Il nostro olio extravergine di oliva Amaliù “82 La Pacchiana”, prodotto con metodo biologico, incarna perfettamente queste qualità. Ogni goccia di questo olio infatti, racchiude il sapore autentico delle olive coltivate senza l’uso di pesticidi o fertilizzanti chimici. La lavorazione attenta e rispettosa delle materie prime garantisce un olio ricco di nutrienti, con un profilo aromatico complesso e bilanciato, ideale per esaltare i sapori di ogni piatto. Scegliendo “82 La Pacchiana”, non solo porti sulla tua tavola un prodotto eccellente, ma contribuisci anche a un modello di agricoltura sostenibile che protegge il nostro pianeta per le generazioni future.
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