L’importanza della Trasparenza, Tracciabilità eSicurezza alimentare.

Oggi che il consumatore di prodotti alimentari è sempre più consapevole ed esigente, i produttori sono chiamati a colmare quel gap informativo che è esistito per decenni rispetto alla sicurezza alimentare. Lo fanno  impegnandosi a “mostrare”ciò che accade lunga tutta la catena produttiva.
Ecco dunque che la parola trasparenza ha acquisito una diversa identità e si è “fusa” con i termini: sicurezza alimentare e tracciabilità.

Leggendo questo articolo vi spiegheremo come e perché tutto ciò è avvenuto.
I cambiamenti che hanno caratterizzato gli ultimi decenni, non ultimo anche quello legato agli effetti sulla salute determinati dalla diffusione del Covid 19, hanno reso i consumatori più esigenti, in termini di sicurezza e li hanno abituati ad essere desiderosi di ottenere maggiori informazioni riguardo alla qualità di ciò che consumano.
Sempre più spesso così, tra le corsie dei supermercati, ci capita di osservare i comportamenti di persone di ogni età, che prima di riporre il prodotto dallo scaffale nel carrello della spesa, leggono attentamente le etichette alimentari dei prodotti che si accingono a comprare.

Questo denota una maggiore consapevolezza dei consumatori, ma anche della catena di produzione che non nasconde più il percorso di un prodotto alimentare, la provenienza delle materie prime impiegate, il modo in cui sono state coltivate, il luogo, il tempo di raccolta e/o di macellazione e di preparazione, di stoccaggio fino all’arrivo al punto vendita.
E poco importa se questo tipo di comportamento sembra essere in contrasto con i meccanismi della globalizzazione a cui tutti noi ci siamo piegati e che ci ha reso desiderosi solo di “possedere” cose, senza curarci della provenienza degli stessi. Così facendo abbiamo rinunciato volontariamente a considerare la qualità del prodotto a favore della quantità dello stesso.

Si è aperta così da tempo una dicotomia nei comportamenti di acquisto che molti sociologi ormai definiscono di tipo generazionale e che vede contrapporsi la così detta: “Generazione X” ed i “Millennials”. Se questi ultimi sono catalogabili come una generazione informata, curiosa, attenta all’ambiente, la Generazione X al contrario, avendo vissuto lo sviluppo industriale, il picco di ricchezza economica, culturale, lavorativa, in termini sociali, ha radicato una superficialità nel quotidiano ed ha finito per “fingere di non sapere”.

Ecco perché oggi in presenza dei “Nuovi consumatori”, cioè di coloro che non si accontentano del prodotto novità, ma che “voglio sapere”, ha iniziato a delinearsi un sistema di tutela della qualità e della salute, in particolare nel settore agroalimentare, supportata da normative nazionali ed internazionali, controllata da autorità regolatorie e da organizzazioni commerciali tutto con lo scopo di garantire la qualità e la sicurezza alimentare e facilitare il commercio dei prodotti alimentari sui mercati internazionali.

sicurezza alimentare

“Tracciabilità” e “rintracciabilità alimentare”  due termini con differenti regole e due differenti percorsi.

La Normativa in tema di Sicurezza Alimentare

In Europa l’approccio sul tema non è stato sempre omogeneo. I paesi europei adottano, infatti, diversi sistemi o ordinamenti sulla sicurezza alimentare, creando talvolta confusione nei consumatori.
Ecco perché l’Unione Europea il 28 gennaio 2002 ha emanato il Regolamento Europeo n. 178/2002. In tale regolamento si stabiliscono i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare, divenuta obbligatoria anche nel nostro Paese nell’anno 2005. Nel caso che stiamo trattando l’Italia si è sempre confermata all’avanguardia in Europa per la trasparenza delle informazioni al consumatore in etichetta.
Va subito fatta una distinzione, che peraltro è già operata agli articoli 17, 18 e 19 di tale Regolamento, ovvero che vi sono due termini da usare: “tracciabilità” e “rintracciabilità alimentare” e che questi due termini vengono anche trattati con differenti regole e seguono due differenti percorsi.

La “tracciabilità” infatti, è il percorso di un alimento da monte (materia prima) a valle (cliente finale) della catena di approvvigionamento. La “rintracciabilità”, invece, è il processo opposto, ovvero la ricostruzione del processo produttivo attraverso la documentazione precedentemente raccolta.

In termini pratici possiamo dire che mentre la “rintracciabilità” si può identificare con la mole documentale che ogni operatore coinvolto nel processo di produzione produce e mette a disposizione degli organi e autorità preposti di poter controllare in qualsiasi momento la correttezza del processo di produzione,con la “tracciabilità” possiamo parlare anche di capacità di tenere traccia di ogni alimento o mangime o sostanza che viene utilizzata per il consumo, e di tutti i processi che essi hanno subito, attraverso tutti gli stadi della filiera.
Dove possiamo trovare le informazioni a noi utili e attraverso esse fare delle “scelte consapevoli”?
Anche in questo caso, adempiendo ad un obbligo legislativo, il produttore aiuta il consumatore inserendo informazioni obbligatorie e non, sull’etichetta alimentare. Tutte le indicazioni obbligatorie infatti, sono dettagliatamente indicate nel Regolamento (CE) 1169/2011.

Etichettatura prodotti

L’etichettatura dei prodotti, nella sua accezione più semplice, consente con poche indicazioni, ma obbligatorie, di divenire la carta di identità del prodotto che accompagna.
Ma, continuando nel dettaglio, cosa deve e può essere utile leggere per il consumatore in etichetta? Tralasciando per un attimo la tipologia di prodotto e le differenze intrinseche, se volessimo “standardizzare” le voci più importanti dovremmo indicare:

Data di scadenza o di produzione

Ci consente di quantificare la conservazione dell’alimento (comunemente definito come: “shell life” del prodotto), se mantenuto nelle corrette condizioni di conservazione. Questo indica al consumatore quanto tempo ha per consumare un prodotto prima che diventi un rifiuto con tutte le problematiche legate allo smaltimento dello stesso.

Origine del prodotto

Ci consente di sapere non solo l’area di produzione, ma anche quanto tempo ha dovuto viaggiare per giungere sulla nostra tavola così da permettere al consumatore di capire se è stato necessario “trattare” l’alimento vista la distanza così da mantenerne il gusto o le condizioni di conservazione.

Ingredienti

Ci consente di conoscere le materie prime utilizzate per produrre l’alimento dandoci così la possibilità di capire se siamo particolarmente intolleranti, o allergici, verso quelle date materie prime utilizzate nella preparazione o anche solo identificare al fine del gusto stesso, se quanto contenuto nel cibo, incontra o meno i nostri desiderata.

Vi è poi ulteriore obbligo posto in capo ai produttori cioè quello di indicare a volte, il Lotto di produzione, ovvero: la designazione con numeri e/o lettere attraverso cui identificare e tracciare una serie di prodotti identici che condividono determinate caratteristiche. Così facendo è molto più facile per le autorità regolatorie nazionali e/o internazionali monitorare la produzione e bloccare in tempo e velocemente eventuali prodotti che per vari vicissitudini, si potrebbe voler ritirare dal mercato, a tutela del consumatore e della salute pubblica.

Per una trattazione più esauriente dell’argomento si rimanda alla lettura di quanto il Ministero della Salute, riporta sul proprio sito riguardo alla tutela della salute dei consumatori, in ambito alimentare.

Marchi e certificazioni

Accanto alle informazioni obbligatorie che abbiamo fin qui trattato sommariamente, ci può capitare sempre più spesso, di trovare quelle “volontarie ed accessorie”, che non sono richieste per legge, ma che il produttore si sente di voler “condividere” con il consumatore utilizzandole quindi, anche e specificatamente come strumento di comunicazione tra l’Azienda produttrice e il consumatore stesso.
L’informazione in questi casi, viene trasmessa al consumatore tramite indicazione con logo distinguibile sulla confezione. Facciamo rientrare in questa categoria sia i Marchi (DOP, IGP, ICGT, DOC, DOCG, ecc) attraverso i quali il produttore “garantisce” il consumatore di aver rispettato tutte le regole previste da specifico disciplinare e di essersi sottoposto a regolare controllo dagli OSA (Operatore Settore Alimentare), che le Certificazioni di sistema o di prodotto (Vegan OK, BIO, Nickel Tested, UNI EN ISO, Global Gap, BRC, ecc.), ovvero tutte quelle certificazioni che validano l’”eticità” della produzione, la salubrità’ e sicurezza alimentare del prodotto stesso, la bontà del metodo produttivo, o l’attenzione all’impatto ambientale.

In particolare per quel che riguarda i produttori di olio extra vergine, diciamo pure che solo di recente le ragioni della trasparenza sono divenute segno distintivo di una produzione sane e sostenibile.
In passato infatti, il comparto è stato preda sia di produttori che di grossisti che pensavano solo alla redditività del prodotto finendo per pubblicizzarne di mediocri, senza neanche specificarne provenienza e tecniche estrattive.
Non è un caso che gli obblighi che abbiamo indicato poc’anzi, sono divenuti tali anche per il comparto olivicolo soltanto nel 2014 e dal 2016. E’ stato introdotto quello dell’indicazione dell’etichetta nutrizionale. Per capirci, ci riferiamo a quello che abbiamo indicato come il terzo tra gli obblighi che il consumatore è tenuto a verificare, ovvero l’elenco degli ingredienti ed i loro valori nutrizionali.

L’”EVO” Amaliù Olive Oil

Noi abbiamo sempre sposato il principio etico di “produzione responsabile” e “sostenibile” verso l’ambiente e verso la comunità locale.

Per questo il nostro prodotto si fregia di avere una certificazione biologica, rilasciata da un Ente Terzo, abilitato dal Ministero, quale SUOLO E SALUTE, perché crediamo che è questo l’unico orizzonte in grado di garantire la salvaguardia della salute e una corretta dinamica produttiva, economica ed ecologica.
Ma non solo, oggi che il mondo ci parla di sostenibilità e che le nuove generazioni ci chiedono di essere responsabili verso l’ambiente, immaginando il futuro che verrà, abbiamo deciso di improntare le attività presenti e future della nostra Azienda agricola seguendo quattro pilastri inderogabili, tra i quali quello della “Tracciabilità”.
E’ per questo che inquadrando il qr code, riportato nel dépliant posto dentro la busta in pergamino, dei nostri packaging, il consumatore potrà ottenere tutte le informazioni riguardo l’origine delle materia prima. In particolare: le caratteristiche, il territorio da cui proviene, il metodo di coltivazione e di lavorazione utilizzato e tanto altro.

Come avrai capito dalla lettura dell’articolo, la sostenibilità alimentare deve guardare sempre più agli strumenti produttivi che possano garantire equità delle risorse e un giusto prezzo del prodotto finito. In questo percorso di approfondimento che deve fare il consumatore e che possiamo definire anche culturale, la “Trasparenza alimentare” è un tratto fondamentale perché oltre a concorrere alla specifica esigenza di tutelare la salute, guida il consumatore nelle proprie scelte di acquisto. Bisogna solo affinare la propria personale conoscenza: la cultura alimentare, al pari della cultura intellettuale, merita tempo.

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